Chiara Trivelli, Storia e inattualità

L’arte ci dà lavoro perché amiamo interrogarci riflettere, porte accostate sbattute e spalancate  all’entropia, pareti nude e vetri sottili da frantumare. 

Fra l’arte e il mondo è aperto un vuoto di linguaggio, oscilla tra afasia e logorrea. Il mercato calcola, accumula e spartisce, ma non dice. Il bisogno di senso è un bisogno primario, è fame e sete, non si sazia mai definitivamente, va socializzato. Un centro studi alimenta la ricerca di senso, senza la quale l’animo umano si spegne, e contribuisce a darle voce, parola. 

L’aspirazione, la scelta consapevole, è quella di valorizzare promuovere trasmettere le parole, dette e non dette, dalle donne. Per provare a colmare lo scarto fra diritti acquisiti e riconosciuti e la realtà, senza nasconderci. Per una scelta politica. 

Un’associazione di collezioniste, artiste, galleriste, storiche dell’arte, critiche, curatrici, un luogo di promozione e ricerca di respiro internazionale. Un archivio e una biblioteca. Cicli di conferenze, seminari, convegni. Pubblicazioni. Azioni eventi e mostre. Borse di studio per giovani studiose.

Una rete di relazioni che, secondo le parole della sua stessa promotrice, Marica Croce, “si prenda cura di una raffinata ricerca interdisciplinare laddove la mediazione culturale diventa sempre più sofisticata e complessa”. È lì, la vedi? Dove ora non c’è niente. Si sottrae alla passività e al “totatalitarismo della realtà”.

Chiara Trivelli